15 luglio 2019
Cari amici siamo arrivati a Buenos Aires, la capitale dell’Argentina.
Questo lungo viaggio in aereo – 14 ore di volo – ha un sapore del tutto particolare perché ha avuto come città di partenza e di arrivo le stesse dei primi missionari salesiani che nell’autunno del 1875 ricevettero il crocifisso nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco e furono inviati da Don Bosco in Argentina.
Il desiderio di Don Bosco era di portare il Vangelo tra gli indigeni della lontana Patagonia. Ma questo non fu subito possibile, quindi i missionari salesiani si fermarono a Buenos Aires, che in quel periodo era una delle mete principali degli emigranti italiani, ed a loro garantirono l’assistenza spirituale.
Erano dieci i salesiani che ricevettero per primi il crocifisso ed il mandato missionario da Don Bosco. Arrivati a Buenos Aires fu loro affidata la cura di una chiesa appena costruita intitolata alla Madonna “Madre della Misericordia”, che divenne subito la chiesa degli italiani. E’ stata un’autentica emozione visitare questa bella chiesa in stile neo classico e sapere che per gli emigrati italiani di fine Ottocento, questo era il loro punto di riferimento in terra di Argentina e che i primi grandi missionari salesiani proprio da questa “base mariana” hanno avviato la grande epopea dell’evangelizzazione della Patagonia, riconosciuta ed apprezzata spesso dal nostro attuale Papa Francesco, anch’egli figlio di emigrati astigiani, nato a Buenos Aires e battezzato nella grande basilica di Maria Ausiliatrice costruita e gestita dai salesiani fin dai primi anni del Novecento.
I salesiani in Argentina si impegnarono contemporaneamente nell’opera evangelizzatrice delle popolazioni indigene delle zone più lontane dai porti di approdo dei migranti europei fino alla Terra del Fuoco, ma anche consolidarono la presenza nelle città, in particolare a Buenos Aires, che fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento era una grande metropoli in espansione. Città molto bella, Buenos Aires, con palazzi grandiosi in stile liberty che la fanno assomigliare in alcuni scorci alla Parigi della Belle Epoque.
Attualmente l’area metropolitana della capitale aggrega un terzo dell’intera popolazione dell’Argentina. Le statistiche parlano di un agglomerato urbano di circa 15 milioni di abitanti… è davvero enorme!
I Figli di Don Bosco hanno grandi parrocchie ed enormi scuole in questo vasto territorio. Ma quelle che colpiscono maggiormente sono ora le opere a vantaggio dei ragazzi più poveri: i ragazzi di strada, i disoccupati spesso schiavi della droga, gli immigrati. Purtroppo queste situazioni di degrado sono il frutto di crisi economiche continue che colpiscono l’Argentina, un paese ricchissimo di risorse naturali e con una economia diversificata che la potrebbe rendere generosa verso i suoi abitanti. Effettivamente l’Argentina è uno dei paesi più sviluppati dell’America Latina, in cui la scuola e la sanità gratuite sono servizi di base accessibili a tutti. Proprio per questo è meta di immigrazione da parte dei popoli limitrofi più poveri: abitanti del Paraguay, della Bolivia ed ultimamente anche del Venezuela che povera non è, ma si trova in una condizione politica ed economica a dir poco disastrosa. Questa povera gente che lascia la propria terra per venire in Argentina, si stabilisce nei barrios periferici della metropoli, vere e proprie bidonville dove i servizi igienici, le strade, e i trasporti pubblici sono un miraggio… ciononostante gli immigrati non sono trattati da clandestini dall’Argentina, che li riconosce immediatamente dando loro una carta di soggiorno, non ponendo alcuna barriera alle frontiere, e garantendo come meglio può l’accesso ai servizi di base, come sono proprio la scuola e la sanità pubbliche e gratuite per tutti.
Noi europei, così spaventati dagli immigrati, abbiamo davvero qualcosa da imparare da questa nazione che fin dall’origine ha aperto le porte a chi voleva in essa cercare fortuna, come hanno fatto anche molti italiani nei due secoli scorsi.
Papa Francesco, figlio di questa terra e anch’egli proveniente da una famiglia di emigranti, continua ad insistere sul tema dell’accoglienza. Invito che rivolge non solo ai cattolici praticanti come espressione di carità cristiana, ma a tutti i governanti del vecchio continente, ben sapendo che una politica governata di accoglienza dei migranti è una ricchezza per tutti.
Giampietro Pettenon
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