Non è difficile immaginare la soddisfazione di Fiona May nel vedere che sua figlia Larissa ripercorra la sua carriera sportiva ricalcando addirittura la conquista di medaglie come quella d’oro al campionato europeo under 20 di atletica leggera lo scorso luglio a Borås, in Svezia.
La vita di un’atleta, ora attrice, comporta a volte la lontananza dalla famiglia. Come accade anche per altri lavoratori, distanti dalla propria residenza o addirittura dal proprio Paese, la vita familiare è concentrata in momenti spesso rosicchiati con fatica al dovere. Ma quei momenti, se vissuti con la giusta intensità, possono restituire alla relazione l’interezza delle persone, la totalità degli affetti, la comunicazione più profonda.
Un risultato guadagnato sul campo
Possiamo pensare che Fiona sia riuscita in questo intento, instillando – con il suo piglio convincente – i valori che occorrono per “vincere” nella vita prima ancora che nello sport, sia a Larissa sia ad Anastasia. Sulle piste del salto in lungo non servono i cognomi illustri (oltre a quello della mamma, anche quello del papà, Gianni Iapichino, saltatore con l’asta e oggi allenatore) ma in risultati misurabili in questo caso a metri. Si diventa primi nel salto in lungo quando si avanza di un centimetro rispetto ai concorrenti sulla battuta di sabbia dopo il volo. Mamma Fiona avrà anche raccomandato, supponiamo, di non sbandierare troppo l’appartenenza a una famiglia di “personaggi” pubblici per non sollevare mai il dubbio che i progressi sportivi di Larissa fossero supportati da un privilegio.
Anzi, il carico di responsabilità sarà stato accresciuto dalla storia dei suoi genitori, dall’ombra di quella medaglia d’oro olimpica che può costituire una promessa o un miraggio.
Larissa e Anastasia: con lo sport si formano le persone
Nelle occasioni in cui Fiona May ha incontrato il personale di Missioni Don Bosco a seguito della sua disponibilità a fare da “testimonial” per le nostre campagne di informazione e raccolta fondi per i progetti, abbiamo constatato la sua determinazione a raggiungere gli obiettivi secondo i propri sogni e le proprie potenzialità. Alimentarsi in modo corretto, sottoporsi quotidianamente allo sforzo fisico, accettare le sfide e talvolta gli insuccessi, rinunciare a un poco del proprio privato… sono elementi che valgono per diventare campionessa mondiale di salto in lungo, ma anche per non farsi allontanare dalla coerenza con i valori per cui vale la pena di impegnarsi.
Larissa sulle piste di atletica, Anastasia (che ha sette anni di meno della sorella) dispongono di un buon repertorio di strumenti mediante i quali costruire il loro futuro e fin d’ora un presente di qualità. Fiona e Gianni hanno consegnato loro la possibilità di calcolare i progressi con misure oggettive: lo sport, fondamentalmente un “gioco” anche quando resta a lungo sotto le lenti delle telecamere, è una rappresentazione della vita. Si perde e si vince nel rispetto delle regole, nella dedizione al proprio ruolo, nel raggiungimento di una condizione psicologica equilibrata.
Un modo di affrontare le sfide
Missioni Don Bosco è partita da queste considerazioni quando ha iniziato a ricercare una persona che potesse rappresentare il “metodo salesiano” di essere in mezzo ai giovani del mondo. Valorizzare i talenti di ognuno, incanalarli verso un progetto di formazione, accompagnare i primi passi per la ricerca e per il compimento di un lavoro, unire alla riuscita professionale una riuscita umana nelle relazioni con gli altri, aprirsi al senso delle cose… il “metodo May-Iapichino” ha molte corrispondenze.
Il successo di Larissa – oggi “under 20”, domani in un contesto di Olimpiadi – può consegnare ai ragazzi delle nostre missioni un esempio forte al quale richiamarsi per affrontare le fatiche dello studio, dei laboratori professionali, del miglioramento del carattere. E mostrare ai nostri benefattori che possono puntare con la loro generosità su carte vincenti in fatto di educazione e di istruzione.