La storia della migrazione in Mali ha radici antiche e complesse, legate a fattori culturali che la vedono come un rito di passaggio per i giovani, ma anche come una tendenza che viaggia a braccetto con gli spostamenti stagionali e circolari dei pastori e dei nomadi.
Alla base degli spostamenti degli esseri umani da un luogo a un altro troviamo spesso tre motivazioni: l’emergenza ambientale, la crisi economica e non ultima la presenza di conflitti nell’area interessata. Tutti e tre gli elementi sono presenti nel paese e sono alla base dei flussi migratori.
Il Mali è uno dei paesi più poveri al mondo, basti pensare che il 43,6% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà, dato che cresce in modo esponenziale nelle zone rurali del paese e che fa sì che la maggior parte dei migranti provengano proprio da quelle zone.
Su una situazione già gravemente compromessa negli ultimi anni si è innestata la crisi ambientale legata alla siccità, che ha colpito una regione dedita prevalentemente all’agricoltura, con una conseguente insicurezza alimentare che ha spinto molte persone a spostarsi in cerca di luoghi più ospitali.
A questo quadro si aggiungono i conflitti nell’area: a partire dal periodo post-coloniale il Sahel si è tristemente distinto sia per i conflitti locali sia per le guerre su scala regionale.
Per disinnescare questa bomba a orologeria l’unica strada percorribile è quella di creare opportunità di lavoro in loco, cercando di raggiungere il maggior numero possibile di giovani potenzialmente decisi a migrare verso l’Europa o che sono già migranti di ritorno alla ricerca di una collocazione lavorativa nel proprio paese. Migliorare l’offerta formativa nel paese di origine significa ridurre i flussi migratori irregolari e garantire un futuro dignitoso senza che questi ragazzi e ragazze siano costretti ad abbandonare il proprio paese. Sono questi gli obiettivi che si prefigge il progetto “Stop Tratta”, che vede l’impegno congiunto del Vis e di Missioni Don Bosco in alcuni paesi africani, compreso il Mali.
I salesiani in Mali sono presenti in due zone distinte, la città di Touba e la capitale Bamako. Nel primo caso si tratta di un distretto missionario enorme, con ampie zone rurali caratterizzate da sfide importanti a livello sociale ed economico e che sempre più spesso sono il terreno di caccia per i passeurs che cercano di convincere i giovani a migrare irregolarmente verso l’Europa.
Bamako è invece la città più popolosa del Mali e la sua rapidissima espansione è legata alla sua capacità di attrarre le molte persone che provengono dalle zone rurali in cerca di un lavoro. La velocità di crescita dell’agglomerato urbano si scontra con la mancanza di infrastrutture all’altezza e una gestione degli spazi urbani che non risulta minimamente adeguata rispetto alla rapidità con cui la popolazione della città aumenta.
In entrambe le missioni i salesiani hanno a messo a punto un piano di offerta formativa che prevede il miglioramento dei corsi di formazione professionale già presenti (meccanica, carpenteria, elettricità, imprenditoria agricola) e l’attivazione nell’area di Bamako di un corso triennale in agricoltura, sfruttando un grande terreno della missione presente nella periferia della città.
Il progetto legato a Stop tratta si prefigge di disinnescare le principali cause che scatenano la migrazione irregolare, migliorando nella comunità le condizioni economiche e sociali dei gruppi maggiormente a rischio. Coinvolgere i migranti di ritorno, che hanno già vissuto sulla loro pelle le difficoltà insite nell’essere straniero in un paese che offre loro pochissime opportunità, significa dotare il progetto di una visione più matura, che tiene conto del vissuto di chi ha già fatto un’esperienza migratoria e ora ha la consapevolezza e il giusto incentivo per cercare nel luogo in cui è nato il riscatto per migliorare la propria condizione economica e costruire il proprio futuro.
Migrare fa parte della natura umana e ci sarà sempre chi cercherà nuove opportunità in altri paesi. Si tratta di un fenomeno che ha senso quando rimane nell’alveo dei normali flussi migratori che da centinaia di anni coinvolgono l’umanità intera. Stop Tratta si rivolge a tutti quelli che migrano per necessità o perché ammaliati dalla possibilità di migliorare la propria qualità di vita: creare opportunità nei loro paesi di origine disincentiva la migrazione e crea un tessuto economico e sociale di cui beneficiano tutti. Perché una società che crede nei suoi giovani e investe nella loro formazione è il miglior viatico per eliminare le disuguaglianze e dare una prospettiva di sviluppo, senza essere costretti ad abbandonare la propria famiglia, la propria cultura e impoverire il proprio paese di provenienza, che perde la forza lavoro di cui avrebbe bisogno per crescere.