Se nel nostro calendario riusciamo ancora a trovare periodi “speciali” o a destinare l’attenzione a un qualche “evento”, in terra di missione le giornate trascorrono molto uguali le une alle altre, e gli eventi a cui assistere sono spesso calamità naturali o rovesci sociali, che dettano nuove priorità o emergenze. È per questo che siamo particolarmente grati agli amici missionari che son riusciti a trovare il tempo per rispondere alla richiesta di Missioni Don Bosco di aiutarci a comprendere quel che di “speciale” può consegnarci la celebrazione di questo Mese Missionario, reso straordinario dal desiderio di Papa Francesco di avere tutti una coscienza dell’impegno globale di annuncio del Vangelo.
Iniziamo con don Felice Molino che ci scrive da Nairobi in Kenya, Africa
L’annuncio ai poveri, come facevano Francesco d’Assisi e Don Bosco
“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”, ha detto Gesù. Mi sono chiesto spesso cosa voglia dire predicare il Vangelo. Penso si tratti di quello che Gesù ha detto e fatto che si può riassumere nelle sue parole: “Sono venuto a portare la lieta notizia ai poveri”. Il Papa ci ha di recente ricordato quanto diceva San Francesco ai suoi frati: ‘Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole!’.
Allora possiamo dire che il mandato di Gesù a tutti noi sia questo: “Andate in tutto il mondo, portate sempre la lieta notizia ai poveri e, se fosse necessario, anche con le parole”.
“Amo la Chiesa” è il titolo di un libro scritto da un cardinale Italiano forse 30 anni fa. Che cosa ci fa amare la Chiesa? Questa passione, radicata in lei, fatta di amore ed attenzione ai poveri di tutto il mondo.
Nel nostro piccolo, penso al nostro impegno tra i ragazzi di strada, tra la gente che vive in zone desertiche, od alle parrocchie “povere” dove, un anno no e due sì, la gente fa ricorso alla chiesa per trovare cibo durante la carestia. Od ancora il nostro impegno con oltre 5.000 giovani e bambini nel campo profughi al nord del Kenya. Penso ai nostri dispensari medici, unica ancora di salvezza per i malati ridotti in povertà e spesso in miseria. E poi le scuole, dove tanti bambini e giovani, affetti da grandi povertà, possono avere accesso ad una buona formazione culturale e morale. Gesù arriva agli ultimi in questo modo. Buona notizia ai poveri! … e quasi tutto senza parole, ma con tanti fatti. Così vuole la Chiesa, così voleva San Francesco e così ha fatto e fa Don Bosco nel mondo. Missione non è solo andare, è soprattutto fare e fare con amore e per amore. Mi sembra che questo sia per me il messaggio di Gesù.
Don Erminio De Santis da Ivato, in Madagascar
Riandare alle radici della chiamata, personale e comunitaria
è venuto a trovarci alla vigilia di questo ottobre e ci ha dunque lasciato una riflessione che trovate qui
Ci sembra sulla stessa lunghezza d’onda anche Roberto Panetto,sdb, che ci scrive da Sihanoukville in Cambogia
Ogni giorno ricominciare da capo nella preghiera e nella carità
La vocazione missionaria è un grande dono di Dio ed è una grande responsabilità perché dopo la chiamata diventa un dovere.
La vita missionaria è rimanere in ascolto delle ispirazioni da Dio per realizzare il Suo piano che ci fa vivere accanto a persone di diverse condizioni e storie di vita.
La vita missionaria inizia dal soggetto ma si realizza insieme in un clima di famiglia che accomunata tante persone all’unica missione.
La vita missionaria è disponibilità a lasciare tutto ed iniziare da capo per vivere accanto a persone più povere, più esposte o ignorate.
La vita missionaria è alimentata dalla preghiera e risposta all’amore di Dio che è nei più poveri. È come restituire il doppio del grande amore ricevuto da Dio (talenti) al Datore di questo amore a Lui che vive nei più poveri.
Don Italo Spagnolo scrive da Ijebu-Ode, Nigeria, Africa
Il grande albero che perde foglie ma ne getta di nuove e sempre dà frutto
Alcuni giorni fa sono passati a casa nostra i genitori del nostro giovane confratello, prete nigeriano da quattro anni. Nella interessante conversazione, la mamma raccontava con rispetto ed emozione la vita dei primi missionari arrivati nel suo villaggio tanti, tanti anni fa. Ora non ce ne sono più. Ma quanti buoni preti nigeriani nella sua zona!
Quando vado all’incontro dei preti della diocesi (ordinariamente, una cinquantina sui 75), non mi guardo più attorno, lo so già: sono l’unico “uomo bianco”, forse l’ultimo missionario bianco! Ma non mi sento un estraneo, mi trovo estremamente felice, rispettato e addirittura, ossequiato. E ho compreso perché l’anno scorso il nostro vescovo emerito ha voluto solennizzare in cattedrale il 50° della mia ordinazione sacerdotale con una maestosa celebrazione, seguita da un ricevimento altrettanto grandioso. Voleva esprimere la riconoscenza della Chiesa di Ijebu-Ode a tutti i missionari che hanno portato la fede, la tradizione, i valori e le ricchezze spirituali e materiali della Chiesa Cattolica in questa terra!
È estremamente bello per me ri-vivere oggi tutto questo nel contesto della celebrazione del Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019, programmato da Papa Francesco per la Chiesa universale nel Centenario della Enciclica “Maximum Illud” di Papa Benedetto XV. Questo Papa aveva visto bene la necessità e l’urgenza di promuovere le Vocazioni Indigene e il Clero Locale. Se oggi la Chiesa di Africa gode del fiorire di Seminari e Case Religiose per formazione di giovani candidati al servizio del Regno di Dio, lo si deve all’ispirazione e allo slancio apostolico di Benedetto XV, che ha rilanciato l’impegno missionario della Chiesa, dopo la tremenda esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
Anche noi qui siamo pronti a celebrare questo Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019 come si deve. Per il 10 ottobre il nostro nuovo Vescovo ha indetto una grande riunione di tutti i sacerdoti e tutti i religiosi della diocesi per inaugurarlo solennemente e lanciare il programma di rinnovamento proposto. La giornata è anche significativa per la celebrazione della Solennità di Maria Regina e Patrona della Nigeria, in occasione dell’anniversario della Indipendenza nel 1960.
Quanto mi piace l’immagine della Chiesa paragonata a un frondoso e smisurato albero di mango, che di tanto in tanto perde foglie e qualche ramo secco, ma che sempre si rinnova, si rinverdisce, cresce e produce frutti saporiti in continuità. La Chiesa! La Chiesa Cattolica! Che realtà meravigliosa!
Cesare Bullo da Addis Abeba, Etiopia ha condiviso le sue riflessioni
Non lasciare che il cuore ponga limiti alle tue azioni per il bene degli altri
Il mese di ottobre, il Mese Missionario, si e aperto con la festa liturgica di Santa Teresa di Lisieux, chiamata anche santa Teresina del Bambin Gesù. Una suora di clausura nominata, come san Francesco Saverio, Patrona delle Missioni.
Ma come? una donna che è vissuta permanentemente in un convento, che non e mai stata fuori dal suo Paese, viene indicata dalla Chiesa “Patrona delle Missioni”? Una domanda legittima. Ma se si leggono i suoi scritti, le sue meditazioni, le sue preghiere, si scopre una giovane donna con un cuore grandissimo, completamente aperto al mistero della Fede in Gesù e all’universalità della Chiesa.
Dalla mia esperienza di 57 anni in terra di missione ho capito proprio questo: si può operare per il bene degli altri, soprattutto dei giovani, solo se il tuo cuore non pone limiti alle tue azioni, a ciò che sono le realizzazioni che hai in mente. La fede fa superare, come ci ha insegnato Don Bosco, Ie tante difficolta quotidiane. Allo stesso tempo la capacita della Chiesa, pur con i suoi inevitabili limiti, di integrarsi nei contesti culturali pili diversi. Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini e le donne del mondo, senza discriminazioni etniche.
Ed e con questo spirito missionario che continuiamo a lavorare per i ragazzi ed i giovani più poveri dell’Etiopia. Con una certa soddisfazione vediamo le nostre opere crescere grazie al prezioso contributo economico e alla vicinanza spirituale di Missioni Don Bosco.
Negli ultimi tempi stiamo ponendo grande attenzione alla “qualità educativa” con particolare attenzione al settore della formazione tecnica e professionale.
Abbiamo più che mai capito che, al di là della retorica, bisogna darsi da fare per coscientizzare i giovani sui pericoli che corrono ad attraversare irregolarmente i confini del proprio Paese per emigrare e cadere vittime dei trafficanti di esseri umani. Oltre alla sensibilizzazione, offriamo concreti percorsi formativi per inserirsi nel mondo del lavoro e non essere più costretti ad emigrare, ma ad essere protagonisti nel costruire il proprio futuro e quello del proprio Paese.