Dove i sogni possono diventare realtà – Diario di viaggio in Nigeria

Finalmente, dopo un lungo viaggio, siamo arrivati di notte a Lagos, la capitale della Nigeria, dove ci aspettavano i miei confratelli salesiani e alcuni laici. Come sempre, un’accoglienza calorosa, non per i doni ma per il calore umano che si avvertiva nell’abbraccio e nelle parole: “WE HOPE YOU FEEL AT HOME”, speriamo che vi sentiate a casa. Queste parole ci accompagneranno per tutta la nostra permanenza lì. Dopo una lunga giornata di viaggio siamo andati a riposare, con la gioia di vedere l’indomani con il sole il luogo in cui siamo stati accolti.

La luce che entrava dalla finestra e il suono degli uccelli mi hanno svegliato prima che fosse ora di alzarmi, ma, pur non avendo dormito molto, appena ho potuto sono uscito dalla mia stanza e sono andato nella cappella della comunità. Lì ho salutato uno per uno i mei confratelli di Lagos, ma soprattutto ho potuto riabbracciare padre Jorge Crisafulli! Entrambi argentini, ci conosciamo da quando eravamo giovani studenti di teologia e abbiamo iniziato i primi passi nella congregazione. Sono passati trent’anni da quando lui è partito per andare in Africa come missionario e oggi la vita ci ha fatti incontrare di nuovo per condividere in qualche modo il carisma in terra di missione. È stata una grande gioia incontrarlo di nuovo. Abbiamo celebrato insieme l’Eucaristia: il modo migliore per iniziare la visita, mettendo tutto nelle mani di Dio e dell’Ausiliatrice.

Dopo la colazione ci siamo incontrati per verificare il programma che abbiamo organizzato per mesi con Jorge.  Ero così entusiasta di essere di nuovo in Africa: ogni visita ha sempre qualcosa di nuovo, nuovi incontri, nuove usanze e naturalmente ogni Paese con i suoi modi di vivere e di svolgere la missione.

Sabato: primo incontro con un gruppo di bambini del Centro di Protezione per l’Infanzia e con i salesiani nigeriani. Questi ragazzi hanno una particolarità: sono, come si dice, bambini di strada, “street children”. L’originalità di questo incontro è che ci riuniremo su una spiaggia per condividere, giocare, mangiare, pregare, cantare e, perché no, ballare.

Ho approfittato del viaggio (molto lungo a causa del traffico, a dir poco caotico) per parlare con Jorge. Mi interessava che mi raccontasse un po’ di sé e del Paese che lo ha accolto quasi 3 anni fa e intanto mi sono goduto tutto quello che il contesto urbano di Lagos, una metropoli con 33 milioni di abitanti, offre: alcuni scorci da cartolina e altri che mostrano una dura, sconvolgente realtà. Mentre eravamo in viaggio ho capito che non dovevo agitarmi né per il traffico, né per la durata: gli abitanti non lo fanno, bisogna solo imitarli; quando si arriva, si arriva.

Finalmente la spiaggia: un posto bellissimo, qualche attrezzatura molto semplice, palme da cocco, grandi spazi e pochissima gente. Fra cui i miei confratelli con il gruppo di una ventina di bambini, con loro sono arrivati anche alcuni volontari. Ci hanno dato il benvenuto con una collana e un biglietto fatto con le loro mani, che ha davvero un valore incredibile, e alla fine la canzone di benvenuto. Mi sono goduto i loro sguardi curiosi, rendendomi subito conto che la causa è la mia diversità: mi vedono strano, per il colore della mia pelle, il modo di parlare, i gesti. Mi trovavano buffo: mi piaceva e mi faceva ridere. 

È stata una giornata estremamente ricreativa, tra canti, giochi e un po’ di mare. Il pranzo sotto le palme: riso e pollo erano deliziosi, poi sono seguiti altri momenti di musica e giochi. Posso dire che abbiamo vissuto una bella giornata oratoriana. Questo primo contatto mi ha aiutato a conoscere questi bambini e ad avvicinarmi a loro, cercando un legame di fiducia. La prima impressione che ho avuto è stata bellissima, sono stati molto affettuosi e divertenti. Mi hanno fatto sentire a casa.

Al ritorno in macchina, mentre sento i rumori delle auto e le grida dei venditori ambulanti, ricordo i gesti, le parole, gli sguardi, ma soprattutto la cura nel farci sentire accolti e a casa. Questi gesti di attenzione ti danno molta energia e voglia di continuare ad esserci, di continuare a condividere… è stato un modo molto bello di iniziare la visita.

Questi incontri mi hanno fatto avvicinare alla loro realtà, a entrare in sintonia con il loro mondo, a vederli con gli occhi del cuore e non solo con i sensi. Questi bambini vengono dalla strada, sono ragazzi con storie molto difficili. È qui che ho iniziato a vedere l’enorme lavoro che fanno i salesiani. Durante lo spostamento in auto, Jorge mi aveva detto che ci sono circa 100.000 bambini di strada come loro, che vagano da una parte all’altra della città, esposti a pericoli, sfruttamento, violenza. In questo caso Don Bosco è l’ancora di salvezza per molti di loro, è la casa, il rifugio, il piatto di cibo, l’affetto che a loro manca, che non hanno mai avuto. Ancora una volta posso dire che il carisma è ancora vivo, soprattutto in questi contesti di tanta vulnerabilità, di tanto bisogno e dove l’impossibile può cominciare a essere possibile, dove i sogni possono diventare realtà. Ancora una volta ringrazio Dio per avermi portato qui, per aver potuto condividere la vita e la missione con i miei fratelli salesiani.

Padre Daniel

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