Sono padre Bruno Zamberlan, missionario di Don Bosco a change, in Zimbabwe.

Sognavo le missioni in Africa da quando avevo appena nove anni, scherzavo su questo sogno con i miei amici e con i miei genitori, perché volevo vedere le loro reazioni a questo mio progetto.

Tutto è partito dall’oratorio Don Bosco di San Donà di Piave, lì vivevo tutti i fine settimana con i miei compagni con tanta gioia e allegria, la vicinanza di quei salesiani e la loro amicizia mi avevano conquistato.

Dopo il noviziato, gli studi in filosofia e il magistero decisi di presentare la domanda per partire per le missioni e nel settembre del 1964 ho ricevuto il crocifisso missionario da don Albino Fedrigotti.

Il 5 dicembre dello stesso anno partivo per Montevideo, nell’Ispettoria dell’Uruguay, lì ho seguito il mio percorso di tirocinio nell’Aspirantato, poi gli studi di Teologia e sono rimasto per ventinove anni.

Dal 1995 mi trovo in Zimbabwe nella missione di Hwange nella provincia del Matabeleland settentrionale, qui ho contribuito a fondare le prime opere nel Paese: una parrocchia, il primo centro giovanile salesiano del Paese, diventato una casa accogliente per decine e decine di giovani, e poi la prima scuola salesiana professionale, vicino alle famose cascate Vittoria del fiume Zambesi, dove sono presenti diverse miniere di carbone.

In quella zona, noi salesiani abbiamo incentrato tutte le nostre forze nella formazione professionale, era una zona molto povera, abitata dagli Ndebele, originari del Sud Africa, un popolo osteggiato e messo ai margini dal governo soprattutto nel settore dell’educazione, per questo dovevamo colmare un vuoto e garantire un’opportunità concreta per la popolazione più giovane.

Nell’aprile del 2020 invece abbiamo inaugurato una nuova scuola secondaria accogliendo il primo gruppo di novanta studenti, ragazzi e ragazze di questa povera regione mineraria: un’altra grande manifestazione della crescita carismatica salesiana in questo Paese.