Gli uomini stabiliscono i programmi delle loro giornate. Ma che si possa essere certi che quei programmi siano attuati… beh, dipende da molti fattori, anche da quelli esterni alla volontà degli uomini.
È così che ci troviamo in questo tempo di Covid-19: tutti i calendari pieni di appuntamenti e di iniziative sono saltati, persino gli intoccabili in Italia campionati di calcio. Senza contare i calendari scolastici e universitari, i grandi concerti e i “ponti” della primavera che ci sono sempre aprirsi come un diritto.
Anche la vita religiosa è stata profondamente toccata: sospensione delle celebrazioni pubbliche (ma ricordiamo che i nostri sacerdoti non hanno mancato all’appuntamento quotidiano della Chiesa con l’eucarestia), le Prime Comunioni e le Cresime, con relativi catechismi. Anche qui, senza contare la Grande Festa della Pasqua di Nostro Signore, che abbiamo potuto evocare nelle case attraverso le dirette televisive, peraltro importanti per convergere intorno alla preghiera del Vescovo di Roma.
Un pensiero che ci accompagna da quando abbiamo iniziato a essere consapevoli che la diffusione del virus ci avrebbe impedito il normale svolgimento delle settimane, a incominciare dal Mercoledì delle Ceneri, è che abbiamo davanti a noi la “scadenza” del 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice. Per una serie di fattori oggettivi, si potrebbe arrivare a quella data avendo superato il picco dei contagi e avviato in maniera generalizzata la ripresa delle attività di lavoro, quella che definiamo “fase 2”. Ma ci piace pensare che quella data potrebbe costituire un cambio di pagina nel libro dell’interiorità delle persone credenti (e anche dei non credenti, nella misura in cui si sia capaci di condividere quel momento spirituale): dal lutto alla speranza, dalla paura alla fiducia.
Questo per il fatto che la Chiesa si rivolgerà dappertutto a Colei che è l’aiuto dei cristiani, l’aiuto dell’umanità che percorre “questa valle di lacrime”. Non sarà, come abbiamo rischiato nella consuetudine dei gesti, di rivolgerci alla Madre di Gesù come per porgerle un tributo esteriore ma per richiamarla con lo spirito di figli alla sua presenza nella nostra casa comune. Sarà così nel santuario a Lei dedicato da Don Bosco a Torino, ma sarà così anche a Shanghai nella basilica di She Shan, nelle cappelle disseminate dai missionari salesiani nei vari continenti, in piazza San Pietro alla recita domenicale del Regina Coeli da parte di Papa Francesco.
Sarà un giorno di svolta, possiamo confidare. A una settimana dalla Pentecoste, quando Maria con i discepoli ebbe la rivelazione dello Spirito di dover continuare l’azione del Figlio risorto attraverso il quotidiano operare della Carità, possiamo pensare che il 24 maggio sia un nuovo inizio affinché quella Carità diventi annuncio di salvezza per tutti i popoli. Non sappiamo noi in che modo questo accadrà nel nostro futuro, ma per i seguaci del Nazareno su l’andare per strada ad annunciare in ogni lingua la gioia.
Con i nostri poveri gesti cercheremo di emulare i nostri Padri. Il Rettore di Maria Ausiliatrice a Valdocco e i suoi confratelli officeranno tutte le celebrazioni che si celebrano nella Basilica il 24 maggio da oltre 150 anni e, per testimoniare la gratitudine alla Madre Celeste, alle 20.15 avrà luogo in Basilica il rosario meditato.
I programmi tradizionali cambieranno nella forma, come imposto dalle restrizioni determinare dal pericolo di contagio del virus. Ma resterà la sostanza che per i salesiani e le salesiane – ordinati e consacrati – è il riconoscimento che quel essi fanno è fatto da Maria. Come la costruzione della basilica di pietra, miracolo della dipendenza di Don Bosco dalla guida materna dal Cielo, anche l’estensione della Congregazione e la sua missione sorgono da un mandato della Fede.
A fronte di questo, perdono consistenza quelli che sono i “nostri” programmi: possono “saltare” le nostre date, possono essere bloccati i nostri piani, anche quelli più sinceramente caritatevoli… Ma c’è un programma che si realizza comunque: è il disegno di Dio per l’Uomo, il piano di salvezza che ci permette di considerare con occhi nuovi anche i gravi “incidenti” che accadono a ciascuno e alla collettività, in questo caso all’umanità su tutto il pianeta.
Qualcuno nei social e nei dibattiti costruisce le sue teorie distorte sulla punizione divina dell’homo sapiens o sulla fine del mondo, temuta o auspicata. Come credenti non abbiamo supposizioni nostre a conferma o smentita, abbiamo un altro punto di partenza: un amore sconfinato di Dio per l’uomo che Lui ha voluto sulla Terra, il riscatto dalla morte pagato da Suo Figlio (che ha condiviso i nostri rischi, compresi quelli di infezione da virus), la volontà premurosa di Maria di Nazareth che ha partecipato totalmente al Calvario e alla Redenzione. La celebrazione della Festa dell’Ausiliatrice è conferma di questa fede. Una scommessa, ma una scommessa ragionevole come hanno insegnato Pascal o Papa Benedetto XVI.
Affidiamo la sintesi di questi pensieri alle parole di un missionario salesiano, don Angelo Regazzo, che in questi giorni ad Addis Abeba sta vivendo in una sorta di cittadella della speranza con i suoi 300 “monelli buoni” radunati dalla strada e protetti così dalla pandemia: “Quanti cristiani nel mondo non possono nemmeno professarsi cristiani? Non hanno messe da anni e vivono di Parola e di comunione spirituale e sono forti! Solidarizziamo con una fede che lo Spirito nutre nei nostri cuori. E preghiamo. Cristo risorto è con noi. E ci basta.”
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