La missione di Bukavu stretta tra Ebola, Covid-19, guerre tribali e catastrofi naturali

La comunità salesiana di Bukavu, in Repubblica Democratica del Congo, ci manda quando possibile aggiornamenti sulla situazione della missione e della provincia in cui è ubicata. Al momento i casi di Covid-19 in città (che ha circa 800.000 abitanti) sono per fortuna pochi, ma continua la massima allerta. La situazione nella capitale Kinshasa è invece molto preoccupante, le 300 persone risultate positive ad aprile sono solo la punta dell’iceberg, ogni giorno purtroppo il numero dei contagiati aumenta perché la fame spaventa più del virus e tutti cercano cibo, anche a scapito della loro sicurezza.

Il dottor Mukwege, premio Nobel della pace 2018, direttore dell’ospedale di Panzi a Bukavu e coordinatore regionale della lotta contro la pandemia, ha proposto di dotare il Sud Kivu di un laboratorio proprio per analizzare i campioni di Coronavirus, velocizzare l’esame dei prelievi e ridurre i tempi di attesa dei risultati dall’INRB di Kinshasa.

In un quadro già così complicato il Covid-19 è solo uno dei problemi che la popolazione deve affrontare quotidianamente. Il racconto dei salesiani mette a nudo una realtà fatta di altre epidemie, catastrofi naturali, guerre tribali:

Oltre al Covid-19, il Nord e Sud Kivu sono colpiti da altre disgrazie. A Beni è riemerso il virus Ebola che sembrava definitivamente sconfitto (ci sono 5 o 6 persone infette). In tutta la regione orientale della RDC, i gruppi armati continuano i loro attacchi. Secondo Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, dallo scorso gennaio nell’area dell’Ituri oltre 330 persone sono state vittime di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi e rapimenti commessi dalla milizia CODECO. Almeno 57 civili sono stati uccisi da gruppi armati nel territorio di Masisi nel solo mese di febbraio e sempre nel Masisi, a Shibo e Kilondo, in una settimana 19 civili sono stati uccisi e 3 donne violentate.

A parte la guerra che uccide ogni giorno, a metà aprile, le province del Sud-Kivu, Maniema e Tanganica sono anche state colpite da piogge torrenziali che hanno causato morti e distruzioni. Almeno 23 persone hanno perso la vita ad aprile a causa della pioggia torrenziale che ha colpito la città di Uvira nel Sud-Kivu. […] Circa diecimila famiglie sono vittime dell’alluvione del fiume Congo : secondo fonti tecniche della provincia l’acqua del fiume si è alzata di 6,7 metri. Migliaia sono le case crollate nell’alluvione […] Le vittime hanno trovato riparo in particolare nelle chiese […].

Confinamento, malattie, guerre e catastrofi naturali hanno ridotto la produzione e la circolazione di prodotti agricoli e alimentari. Per i poveri e i più piccoli il rischio di morire di fame è molto grande. Se in Europa la situazione sta migliorando, non si può dimenticare il resto del mondo che è ancora in piena crisi”.

Nella missione salesiana di Bukavu trovano ospitalità anche molti ragazzi dell’internato che frequentano la scuola di formazione professionale. I laboratori funzionano a ritmo ridotto e solo per completare alcuni ordini o eseguire lavori utili al Centro. Non è semplice garantire la sicurezza di tutti in questa forzata convivenza, ma i missionari hanno adottato tutte le misure necessarie per la salvaguardia della salute.

“Cerchiamo di tenere i ragazzi occupati, nel rispetto degli standard di sicurezza: in piccoli gruppi hanno ripetizioni scolastiche, attività ricreative e sportive, piccoli lavori di manutenzione della casa. Stiamo attenti alle notizie e alle disposizioni che possono arrivare da un momento all’altro. Viviamo giorno per giorno, con questo confinamento che riduce i nostri spostamenti e le nostre possibilità di accoglienza. Appena potremo uscire di nuovo abbiamo in programma di visitare le famiglie dei nostri allievi e dare un piccolo aiuto, secondo i nostri mezzi, a coloro che soffrono di più per le conseguenze della pandemia. Siamo in contatto con i nostri confratelli di Uvira per portare, attraverso di loro, soccorsi alle vittime delle alluvioni, soprattutto attraverso il pagamento delle tasse scolastiche per i figli delle famiglie colpite”.

Il resoconto dei nostri missionari si conclude con le parole di Papa Francesco che invita tutti noi alla solidarietà mondiale:
“Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!”.

 

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