Padre Ernesto Sirani
Padre Ernesto Sirani
DATA DI NASCITA
LUOGO DI NASCITA
ORDINAZIONE
TERRA DI MISSIONE
DATA DI DECESSO
27 MAGGIO 2021
missionari / Padre Ernesto Sirani
Padre Ernesto Sirani continua la sua missione dal Cielo.
Padre Ernesto Sirani, figlio di contadini bresciani, era un uomo innamorato di Dio, dell’Operazione Mato Grosso e della popolazione della cordigliera andina alla quale ha dedicato gran parte della sua vita. Perse suo padre all’età di 7 anni in un evento tragico che è sempre rimasto impresso nel suo cuore. Da ragazzino frequentava l’ambiente dei salesiani a S. Bernardino, la casa di aspirantato per tanti giovani che desiderano diventare salesiani. A 35 anni, nel pieno delle forze, sognava di spendere la sua vita per i poveri. Parroco a San Josè di Jangas, in Perù, a 2.750m di altezza. Aveva 30 comunità sparse sui fianchi delle due Cordigliere Bianca e Nera, alcune vivevano anche a 3.400 m di altezza. Lo spettacolo è mozzafiato quando il cielo è limpido, ma lo spettacolo più commovente per lui, erano i campesinos, i contadini, chini sulla terra, in perenne lotta, per strapparle il necessario per vivere.
Il suo compito è stato quello di portare la fede tra la sua gente sulla Sierra, dove restavano i poveri e i bambini. L’oratorio che gestiva, seguendo l’orma di Don Bosco, ricordava che la cosa più importante della vita è: “salvarsi l’anima aiutando i poveri”.
Nella sua esperienza ha avuto la fortuna di conoscere don Luigi Malesi, reduce della prima spedizione Operazione Mato Grosso nel 1967 e tanti giovani che partivano per le missioni in Brasile, Ecuador e Bolivia. Parlavano della loro esperienza con gioia, e il suo cuore si entusiasmava nell’ascoltarli. Il contatto con i poveri aveva cambiato il loro modo di pensare. Così padre Ernesto ha deciso di partire missionario.
In Perù, ha dato vita ad un laboratorio di intaglio del legno e della pietra. L’idea della scuola Don Bosco è nata a Chacas, dove era parroco padre Ugo De Censi, responsabile e fondatore dell’Operazione Mato Grosso. Egli, da vero Figlio di Don Bosco, sentiva che mancava qualcosa per quei ragazzi. Gli venne allora questa intuizione osservando il coro dedicato a Mama Ashu che c’è nella chiesa di Chacas, deteriorato perché del XVII secolo, tutto dorato: un’opera eccezionale. Perché allora non fare una scuola di intaglio del legno considerata la tradizione artistica dei loro antenati? Padre Ugo radunò i più poveri, invitò scultori da Cuzco e un falegname locale e dette origine a una scuola con convitto gratuito. Nacque poi la scuola di cucito e maglieria per le ragazze contadine più povere e una scuola cattolica con lo scopo di preparare le ragazze come maestre per le comunità più lontane.
A Jangas, ad ogni ciclo scolastico partecipano 25 ragazzi poveri delle vallate, che imparano l’arte dell’intaglio del legno per due anni e al terzo anno si sdoppiano in due gruppi, uno che continua con la lavorazione del legno, l’altro inizia quella della pietra e del marmo. Terminati i cinque anni e un periodo di prova, i ragazzi entrano nella cooperativa Domenico Savio e ciascuno riceve, insieme al diploma, una cassetta degli attrezzi da lavoro. I lavoratori della cooperativa hanno vitto gratuito e macchinari e legname a disposizione.
I salesiani commercializzano i prodotti: sedie, mobili, opere d’arte sacra, statue. Nel fine settimana i ragazzi restituiscono un servizio volontario, occupandosi dell’oratorio (1300 tra ragazzi e ragazze!) e dei più piccoli. Con i ragazzi di Jangas si applica il regolamento di Don Bosco, preso dall’Ottocento con qualche aggiustamento: ad esempio, prima del pranzo i ragazzi si mettono in fila e in silenzio, perché non c’è educazione senza disciplina. Al mattino c’è la meditazione, una riflessione, la sera c’è la buona notte data dai superiori.
L’attenzione di padre Ernesto andava soprattutto ai contadini più poveri attraverso l’aiuto nella costruzione delle loro case. Una certezza però è rimasta: padre Ernesto è riuscito a realizzare il suo sogno più grande, quello di spendere la vita per il Signore e per i poveri.