Un borgo di speranza nel bairro degli emarginati di San Paolo in Brasile

Una cittadella dove si raccolgono bambini abbandonati, ragazzi a rischio o già segnalati alla Polizia, anziani senza reddito: ci si può aspettare che questo agglomerato di marginalità possa sfociare da un momento all’altro in violenza generalizzata.

Siamo a Itaquera, un bairro che dà il nome alla intera sub-prefettura di San Paolo del Brasile, una delle cinque macrozone in cui è divisa l’area urbana. È una zona fra le più svantaggiate della città, che conta 5 degli oltre 12 milioni di abitanti totali. La densità abitativa è di quasi 8.000 persone per km2, quattro volte quella di una metropoli come Milano. E si consideri che i palazzi sono solamente nelle zone dei benestanti, mentre la gran parte della popolazione vive in baracche: dunque una densità tutta al pianoterra.

La cittadella si chiama “Obra Social Dom Bosco” ed è la testimonianza vivente di un carisma iniziato a Valdocco ed esteso su una direttrice geografica che lo stesso Santo di Castelnuovo aveva intuita. Come il Fondatore, anche il salesiano Rosalvino Morán Viñayo ha trasformato con il suo impegno di educatore la vita di migliaia di giovani. Giunto a Itaquera dalla Spagna poco più di 40 anni fa, ha affrontato i desideri della gente e dei più piccoli in particolare, con la determinazione spirituale con la quale ha anche potuto resistere alle avversità che gli uomini più che la condizione oggettiva gli ha poste davanti. È stato raggiunto dai capi locali del traffico di droga, che sono arrivati a puntargli contro una pistola minacciandolo di morte se non avesse rinunciato al suo progetto. Ma la sua risposta oltre che semplice è stata anche spiazzante per quegli uomini: “Lasciatemi vivo e libero perché darò ai vostri figli la possibilità di costruirsi un futuro diverso dal vostro”.

Il coraggio, e la protezione di Maria, gli hanno permesso di superare l’ostacolo più insidioso, e da quel momento Rosalvino ha trovato lungo la strada consenso e aiuto. Primi fra tutti appunto quelli dell’Ausiliatrice, che lì viene onorata come “Nossa Senhora Aparecida”, la grande Madre del Sud America cristiano, che a due passi dalla sede dell’Opera Sociale ha uno dei santuari maggiori dell’intero continente.

“Questa opera è un’autentica casa salesiana” ha commentato il Rettore Maggiore don Angel Artime nella sua recente visita a Itaquera. “Qui ho incontrato prossimità, Sistema Preventivo, amore e tenerezza per i bambini e i giovani, attenzione agli adulti e agli anziani, e una relazione molto buona tra gli educatori e i salesiani. Un luogo bellissimo, una casa che sembra una città perché è immensa”.

L’Opera Sociale Don Bosco, dove ogni giorno vengono preparati 10.000 tra pasti e merende, è articolata in 17 “nuclei” secondo la tipologia di intervento:

– 6 centri residenziali per bambini e adolescenti in situazione di rischio elevato;
– 1 centro di accompagnamento per 120 adolescenti e giovani in situazione di conflitto con la legge;
– 1 centro di convivenza per 130 anziani;
– 3 centri di accoglienza per l’infanzia;
– 3 centri di convivenza per bambini ed adolescenti con laboratori di arte, musica e sport;
– 2 centri professionali con l’offerta di 40 corsi nei vari settori tecnici, frequentati da 2.500 allievi, distribuiti su tre turni: mattino, pomeriggio e notte.

E finalmente, a cinque chilometri di distanza dalla Sede Centrale: il primo oratorio quotidiano, denominato Circo Social Dom Bosco. Il nome fantasia vuole celebrare la giovinezza di Don Bosco, quando intratteneva i ragazzi, dopo il catechismo, trasformandosi ed esibendosi come saltimbanco, per l’allegria dei presenti. Qui si esercita la Fanfarra Dom Bosco presente e premiata in numerose manifestazioni pubbliche e composta da 180 elementi tra bambini, adolescenti, e giovani. Fra i musicisti anche alcuni figli di quei “signori della droga” delle origini dell’Obra Social Dom Bosco di Itaquera. Altri hanno potuto diventare fornai o meccanici, atleti di ginnastica artistica, attori, incontrando un futuro di realizzazioni benedette (nelle Orchestre di mezzo mondo, nel rinomato Circo Du Soleil, nel mondo dell’imprenditoria, ottimi papà e mamme di famiglia, proprio come insegnava il santo dei giovani:”Buoni cristiani e onesti cittadini”.) E’ qui, presso questo Oratorio quotidiano, che da gennaio 2020 il nostro Progetto de “la Carica dei 600 + 1!” ha piantato le sue rigogliose radici.

Si tratta di un grande lavoro reso possibile dalla Provvidenza che, assieme ai benefattori, fa del sogno di Don Bosco – realizzato dall’Obra Social Dom Bosco di Itaquera in San Paolo del Brasile – una realtà nella vita di migliaia di giovani” spiega padre Giacomo Begni, il salesiano che in stretta collaborazione con padre Rosalvino dirige l’Opera. Per realizzarlo sono dispiegate risorse umane che hanno professionalità e passione educativa: 464 dipendenti e 180 volontari distribuiti nei vari nuclei, con 8 salesiani dediti anche al ministero nella locale parrocchia e nelle cappelle missionarie.

Itaquera è nota per la scuola di samba “Leandro”, oltre che per il privilegio di aver dato ospitalità alla  partita inaugurale della Copa do Mundo FIFA 2014 all’arena “Corinthians” e consegnato poi questo stadio al locale Sport Club Corinthians Paulista. Il nome Itaquera risale alla originale presenza india: significa “pietra dura”, probabilmente per la presenza di una cava di estrazione di materiale di buona qualità per le costruzioni. L’altro significato della parola è “pietra dormiente”, appunto perché il sito fu abbandonato. È significativo che là dove la bellezza sembrava assopita per indolenza, o tramortita dalla  malavita, sia sorta l’Opera Sociale Don Bosco: un ventaglio di iniziative che ridesta l’allegria e la speranza. Un progetto fondato sulla evangelica “roccia”, su quella pietra dura di cui porta il nome il bairro.

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