Missione di Tonj, Sud Sudan: quando gli eventi si accaniscono contro

A volte le sventure sembrano accanirsi su situazioni già di per sé precarie. È il caso del piccolo ospedale di Tonj (pronuncia: tongi) in Sud Sudan. Negli ultimi sei mesi è accaduta una serie di eventi che hanno inciso sulle strutture e purtroppo anche sulle persone.

Il più grave è stato l’incendio – di natura dolosa – nella struttura di accoglienza delle bambine. Le suore che lo gestiscono sono riuscite a trarre in salvo tutte le ospiti eccetto tre, fra i 5 e i 6 anni, che sono state vinte dal sonno e poi dai gas letali. Era il 21 marzo scorso.

Tre mesi prima, un guasto grave all’impianto elettrico aveva lasciato la struttura senza energia, con tutte le conseguenze sul fronte delle sale operatorie e dei macchinari di analisi e di cura.

Due mesi dopo si abbattuta una tromba d’aria tropicale che ha danneggiato ogni comparto della struttura: le coperture, le recinzioni, gli alberi, i pannelli solari, gli infissi e i muri.

Tutto è accaduto nel contesto di un Paese che vive un difficilissimo processo di pacificazione fra le diverse etnie entrate in lotta dopo l’indipendenza dal Sudan nel 2011, in un’area dove 18.000 persone circa si radunano nella cittadina di Tonj situata sulla strada da Wau e Rumbek nel nord est e condividono una vita di pura sussistenza.

All’interno della missione di Tonj il giovane salesiano coreano John Lee volle dare vita a un centro di assistenza ospedaliera. Vennero in suo aiuto le suore della congregazione Sisters of Mary of Kakamega (SMK), che costituirono anche un “boarding”, un dormitorio per bambine. Chissà quale motivo ha spinto qualcuno a dare fuoco nella notte alla struttura occupata. Nonostante l’allarme, tre bambine sono rimaste nel letto, recuperate carbonizzate. Le famiglie colpite dalla sventura hanno cercato nelle suore le colpevoli dell’incendio e del mancato soccorso. La tensione si è placata solamente con l’arresto precauzionale della responsabile, suor Clare. È stata una mossa utile a dare spazio ad una trattativa, che si è risolta con un indennizzo alle famiglie con la merce che più vale in quel territorio: le vacche da allevamento. Le autorità di polizia non sono ancora risalite ai veri autori dell’incendio, mentre la missione deve essere ancora presidiata da una difesa armata. Sarà necessario molto tempo prima che la struttura del boarding sia ripristinata e torni la fiducia della popolazione verso le Sisters of Mary.

Questo evento rende più sfidanti dal punto di vista dell’umore gli altri due eventi che sono accaduti.

L’impianto elettrico esistente – composto da 168 pannelli solari, 1 charge controller e 2 inverter –  nel dicembre 2018 si è guastato, “a causa di un eccessivo afflusso di corrente elettrica” spiegano i tecnici: “Un guasto che ha messo a dura prova la vita nella missione” è il commento di chi vive al suo interno. Un generatore a benzina provvede in orario diurno alle necessità dell’ospedale, ma durante la notte rimane spento per economizzare il consumo di carburante. E così l’ospedale, la casa dei volontari, la pompa dell’acqua, il sistema Wi-Fi, le suore e il boarding sono senza energia elettrica. Il primo intervento di riparazione ha riscontrato la necessità di un sistema di controllo più puntuale della produzione dei pannelli e l’imminente esaurimento delle batterie ormai invecchiate con l’uso. Nei giorni in cui il generatore non viene acceso, il sistema funziona al minimo con i pannelli fotovoltaici che producono energia solo quando c’è sole splendente, senza possibilità di accumulo.

“Tutto funziona ma siamo davvero al limite” spiega il volontario Edoardo Sacchi, che si è trovato a Tonj nel pieno di questi accadimenti. “Specialmente nelle giornate di pioggia, durante la notte siamo costretti a spegnere qualche apparecchiature per poter arrivare al mattino successivo” ci spiega.

E infine, l’evento atmosferico di forza mai vista in questo territorio. La sera del 21 maggio si è abbattuta una tromba d’aria che ha danneggiato l’intera cittadina di Tonj. La missione ha subito lo scoperchiamento di una parte del vecchio ospedale e degli alloggi dei dottori, allagamenti in tutto l’ospedale, la distruzione di un magazzino, il crollo di recinzioni e di alberi, messa fuori uso delle zanzariere della veranda; e l’ulteriore riduzione della produzione di energia elettrica dal momento che molti pannelli sono stati divelti.

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