23 novembre 2019
Siamo arrivati in Uganda, un Paese della zona centrale dell’Africa, ricco di acqua e di grandi laghi, tra i quali primeggia il Vittoria dal quale nasce il Nilo Bianco.
Siamo alla fine della stagione delle piogge e la vegetazione è particolarmente rigogliosa. Ogni giorno ci regala una pioggia, a volte leggera leggera, altre volte invece un diluvio che in pochi minuti riempie le strade sterrate di una poltiglia fangosa, rossa come terra di questo continente, con buche che sembrano piscine.
Nei pochi giorni di permanenza in Uganda, abbiamo visitato quattro opere salesiane, tutte molto belle, a servizio dei giovani poveri di quella terra.
L’ORFANOTROFIO DI NAMUGONGO NELLA PERIFERIA DELLA CAPITALE
La prima tappa del nostro viaggio è Namugongo, un quartiere periferico della immensa distesa urbana di Kampala, la capitale del Paese. Questo luogo è tristemente famoso per il martirio di san Carlo Lwanga e i compagni martiri ugandesi, arsi vivi a metà nel diciannovesimo secolo in odio alla fede cristiana.
A Namugongo noi salesiani abbiamo “ereditato” dai padri comboniani, una quindicina d’anni fa, un orfanotrofio che tutt’ora funziona molto bene come casa-famiglia. E’ il CALM, Children And Life Mission, centro diretto da padre Elie Nyandwi, fondato per accogliere ed aiutare sessantaquattro ragazzi e giovani, orfani o in difficoltà familiari. Accanto a questa prima attività rivolta ai più svantaggiati, abbiamo costruito – proprio grazie ai benefattori di Missioni Don Bosco – una scuola primaria ed ora anche una scuola materna per i bambini e i ragazzi dell’enorme quartiere che rapidamente sta popolandosi sempre di più.
Le strade sono contorte e senza un piano regolatore. Non c’è la fognatura pubblica, e la corrente elettrica ogni tanto va e viene. Per facilitare la frequenza al nostro centro scolastico abbiamo due pulmini che al mattino e al pomeriggio fanno un lungo giro, quasi fossimo in un labirinto, andando a prelevare e poi a raccompagnare vicino a casa questi ragazzi dai sei ai dodici anni (la scuola primaria in Uganda dura sei anni).
Ci hanno invitati a salire in pulmino per fare il giro… dell’accompagnamento pomeridiano: su un automezzo che ha circa 35 posti a sedere sale il doppio di bambini. Pigiati, pigiati, cominciamo a girare e rigirare le strade sterrate della zona. A tappe ben conosciute da Faustino, il giovane autista di origine burundese, lasciamo alcuni ragazzi che con pochi passi sono già a casa loro. Faustino li conosce tutti per nome e ricorda perfettamente dove abitano. I ragazzi giocano e chiacchierano lungo tutto il percorso, e lui li chiama per nome quando devono scendere.
Accanto a sé l’autista ha fatto sedere un bambino di prima elementare, piccolino, triste perché si è fatto male ad un piede. Giocando Ervin ha escoriato seriamente tutta la pelle del collo del piede. Deve bruciare parecchio quella ferita aperta, ma lui non piange. Succhia il pollice, come fosse un ciuccio, per consolarsi. Arrivati molto vicino a casa di Ervin, Faustino parcheggia il pulmino, si prende in braccio il piccolino e percorre i pochi metri che lo separano dal cancello di casa. Arriva la mamma e Faustino, l’autista educatore, consegna Ervin in braccio a lei. Che bel gesto di amore paterno, e quanta umanità in questo emigrato del Burundi, che in Uganda ha trovato lavoro dai salesiani.
LA SCUOLA SVILUPPATA A BOMBO, PRIMO NUCLEO DELLA PRESENZA SALESIANA NEL PAESE
La seconda opera che visitiamo, dirigendoci verso nord, è Bombo, un paese a circa quaranta chilometri da Kampala. La casa salesiana di Bombo è la madre di tutte le sette attuali presenze salesiane dell’Uganda. I salesiani arrivarono più di trent’anni fa dal Kenya, furono invitati dal vescovo a fondare nella sua diocesi una scuola professionale. Oggi a Bombo c’è un vero e proprio campus scolastico: la scuola primaria è frequentata da 1.800 bambini, altri 500 frequentano la secondaria e 200 il centro di formazione professionale. Il convitto scolastico ne accoglie complessivamente 700 dei 2.500 complessivi. Accanto alla grande scuola c’è anche la parrocchia e alcune cappelle in periferia.
Leggi la seconda parte del viaggio – Dalla scuola di Gulu al campo dei miracoli