Cari amici,
il servizio che ho svolto in Missioni Don Bosco in questi ultimi sette anni è consistito essenzialmente nel vivere di continui incontri fra persone. Incontri con i missionari che vengono a Valdocco, dove ha sede la Procura Missionaria, per presentare i bisogni dei più poveri e chiedere aiuto. Ed incontri con i nostri sostenitori, i benefattori delle opere salesiane, per far conoscere i bisogni della missione e tendere la mano per… “domandare la carità”.
Un po’ per necessità, un po’ per passione, ho conosciuto tanti confratelli salesiani e li ho visti operare sul campo. La loro testimonianza di donazione totale è commovente: stanno facendo autentici miracoli!
Raccogliere fondi per sostenere le opere salesiane in terra di missione è dare una mano alla Provvidenza affinché la cura di Dio per l’umanità trovi concretezza. Per questo io penso che curare e vivere ogni giorno l’incontro con l’altro, sia esso il missionario o il benefattore, stia alla base della missione che ho avuto l’onore di svolgere per sette anni. Una missione, che grazie al lavoro dei Figli di Don Bosco, ha portato e continuerà a portare istruzione e formazione professionale ai bambini e ai giovani più svantaggiati, contribuendo a creare opportunità e sviluppo in situazione di estrema difficoltà dall’Africa all’Asia dal Sud America al Medio Oriente, sostenendo progetti per la promozione femminile, progetti che proteggono e valorizzano le minoranze etniche, rispondendo ad appelli di aiuto per emergenze e calamità naturali.
Coordinare e guidare la Procura Missionaria di Torino non è stato per me un lavoro, ma una missione da vivere ogni giorno, con numerose sorprese belle e difficili che la vita riserva a ciascuno di noi. In Missioni Don Bosco opera una bella squadra di laici che credono molto nel servizio che portano avanti con dedizione e tanta competenza. Sono loro il motore dell’attività. Senza di loro non ci sarebbe la Procura Missionaria. Io, come salesiano consacrato, ho cercato di entrare in questa organizzazione ben collaudata con il compito di essere l’olio che lubrifica il motore. L’olio del motore non si nota e non si percepisce che c’è. Ma senza olio il motore si surriscalda e brucia in fretta.
Al mio successore, padre Daniel Antúnez, ex economo dell’Ispettoria del Beato Zeffirino Namuncurá in Patagonia (Argentina), cedo il testimone di un’attività in corsa, proiettata verso un orizzonte di relazioni intense con i nostri benefattori. È nella relazione personale, caratterizzata dallo Spirito di Famiglia che ci ha insegnato Don Bosco, che dovrà misurarsi padre Daniel. E sono certo che ne sarà all’altezza.
È molto più quello che ho ricevuto da questa esperienza di quello che ho potuto modestamente donare. E concludo usando le parole del nostro caro Padre Don Bosco: “Dio benedica e ricompensi tutti i nostri benefattori”. Desidero ringraziare tutti voi, uno ad uno. Grazie, a tutti voi. E arrivederci, da settembre sarà don Daniel ad affiancarvi nel nostro cammino insieme.
Giampietro Pettenon